"L'avrebbe uccisa lo stesso"

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Notizia trovata grazie alla pagina "I Sentinelli di Roma", che ringraziamo vivamente.

La Corte d'appello di Messina ha annullato il risarcimento di 259.200 euro che nel giugno del 2017 i giudici di primo grado avevano riconosciuto ai tre figli minorenni di Marianna Manduca, la donna uccisa a coltellate il 3 ottobre del 2007 da suo marito, Saverio Nolfo, poi condannato a 21 anni di carcere per l'omicidio della moglie.

La donna aveva denunciato il proprio marito ben dodici volte, specificando che aveva anche minacciato di accoltellarla.

Nessuno ha mosso un dito, e dopo l'ennesima, fallimentare denuncia, la vittima è stata uccisa a coltellate.

Ai figli minorenni in precedenza era stato concesso un risarcimento, ma in appello lo stato si autoassolve da ogni colpa.

Le motivazioni della magistratura sfociano nell'assurdo:

"Ma «ritiene la Corte» che a nulla sarebbe valso sequestrargli il coltello con cui l'ha uccisa «dato il radicamento del proposito criminoso e la facile reperibilità di un'arma simile». Nemmeno «l'interrogatorio dell'uomo avrebbe impedito l'omicidio della giovane donna», scrivono i giudici. Tutt'al più lui avrebbe capito «di essere attenzionato dagli inquirenti». Men che meno avrebbe avuto effetto una perquisizione a casa sua per scovare il coltello mostrato a lei minacciosamente.

In pratica, «ritiene la Corte», che «l'epilogo mortale della vicenda sarebbe rimasto immutato»."

Ecco la risposta! Lo stato non avrebbe potuto fare niente, non poteva fermare l'uomo, non poteva arrestarlo, vigilare, nulla, solo invitarlo garbatamente a non uccidere nessuno!

A questo punto tutti noi ci chiediamo: ma a cosa serve denunciare? A cosa serve scrivere manuali su come difendersi dallo stalking, come comportarsi, come denunciare, se poi alla fine chi deve difenderti ti dice "eh, ma io non posso fare niente, tanto anche se lo richiamo lui ti ammazza lo stesso".

Allora che si fa, si compra una pistola e si ammazza lo stalker?

Certo, poi finisci in carcere per omicidio, magari con l'aggravante della premeditazione.

Il tutto è sfociato nel caricaturale, nell'assurdo, finendo con l'umiliare in un sol colpo le vittime, familiari e chiunque cerchi di fare qualcosa di buono per risolvere questa piaga.

Non solo: di certo questa sentenza, a meno che non venga annullata, alimenterà la mentalità maschilista e misogina che si nasconde dietro a questo fenomeno.

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