Capitolo 53

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Jace

Guardo il contatto salvato sul mio telefono.
Cosa faccio?
Lo chiamo?
Non lo chiamo?
Gli invio un messaggio?

"Aah, non lo so!" Mi lascio cadere sul letto, nel tentativo di svuotare la mente.
Come posso chiamarlo dal nulla, dopo che non ci rivolgiamo parola da settimane?
Per un attimo mi tornano in mente Scarlett ed Emma: erano veramente a pezzi. Ma, nonostante tutto, sono delle persone fortissime.
La morte di un genitore non è qualcosa a cui ci si può abituare... io non ho la più pallida idea di cosa farei senza di loro...

E Jace...? Come starà? Oggi l'ho visto uscire da scuola con lo sguardo basso, come se si stesse isolando.
Non è mai stato così: ha sempre voluto le attenzioni su di sé stesso. La sua sfacciataggine, le sue stupide battute e i suoi atteggiamenti l'hanno sempre reso un ragazzo completamente diverso da ciò che è in questi giorni. Soprattutto da come l'ho visto stamattina.

Finalmente prendo coraggio e clicco su chiama.
Il mio cuore inizia a battere a mille e la vista leggermente annebbiata fa risultare gli squilli molto più lenti e pesanti.

Uno squillo.
Due.

Ne sono passati solo tre... solo tre squilli ma mi sembra un'eternità...

<Chi è?> Dall'altra parte del telefono sento una voce secca e scocciata.
È proprio lui.
"C-ciao..."
<Alison?>
Appena mi riconosce, il tono della sua voce cambia.
"S-sí. Ti disturbo?"
<No, no... scusami, pensavo fossi qualcun altro. Come fai ad avere il mio numero?>
"Ho incontrato le tue sorelle e... mi hanno spiegato che... insomma, dei tuoi genitori... ero preoccupata e... volevo sapere come stavi..."

Ok, mi sento una completa incapace. Sto continuando a balbettare senza sapere cosa dire. Avrei dovuto, per lo meno, prepararmi un discorso, prima di chiamarlo!

Lo sento sospirare leggermente.
<Sto... bene, credo. Tu?>
"Pure io sto... bene."

Bene? Bene, Alison?
Dovresti dirglielo che ti mancano le sue rotture di scatole... che ti manca lui.

Rimaniamo in silenzio, per un attimo. Quando poi lo sento parlare.
<Hai da fare?> Mi chiede.
"Quando?"
<Dopo cena.>
"No, perché?"
<Volevo fare visita ai miei genitori ma... non voglio andarci da solo.>
"Non sei andato con Scarlett e Emma?"
<Non vado mai con loro, in realtà.>

Vorrei chiedergli il perché, ma ho paura di essere troppo invadente.

"A che ora?" Chiedo.
<Ti passo a prendere per le 21.30, ti va bene?>
"Benissimo." Sorrido.
<Perfetto... a dopo.> Prima di chiudere la chiamata, non so perché, sento la sensazione come se, anche lui, avesse sorriso leggermente.



Non appena finisco di cenare vado a farmi una doccia veloce. Asciugo i capelli lasciandoli leggermente mossi al naturale, metto un po' di correttore e mascara e apro l'armadio per prendere i vestiti. Sono quasi le 21.30 e devo muovermi, altrimenti farò tardi.
Metto dei semplici jeans neri e un maglione bianco.
Faccio attenzione a non farmi notare da mio fratello non appena passo davanti alla sua camera.
Ok, via libera.
Posso finalmente scendere le scale e dirigermi verso la cucina dove c'è ancora mia madre che sta finendo di sistemare alcune cose.

"Tesoro, stai uscendo?" La mamma viene verso di me asciugando le mani sullo straccetto.
"Sì, devo vedere Jac-"
"Oh, Dio! Veramente?!" Si porta le mani sul viso, lanciando un piccolo grido di felicità.
"Shh, mamma! Heric non deve saperlo, per favore." Trattengo le risate.
"Oh, tranquilla amore. Io non so nulla!" Sussurra, dandomi una leggera gomitata sul fianco.

<Sono fuori casa tua, un po' nascosto. Non ho voglia di problemi con tuo fratello.>
Appena leggo il messaggio di Jace saluto la mamma ed esco di casa portandomi dietro la giacca.
Ci metto pochi secondi a riconoscere la macchina.

"Ciao..." Lo saluto timidamente.
"Ei." È vestito esattamente come stamattina, stessi pantaloni e stessa felpa.

Come se fosse una novità, non ho idea di cosa dire.
"Sicura che non fossi occupata?"
"Tranquillo. Stasera non avevo nulla da fare." Da quando sono qui non ci siamo ancora guardati in faccia.
"Grazie..." Sussurra, per poi mettere in moto l'auto.

Pochi minuti dopo ci troviamo davanti a un piccolo cimitero ma... è chiuso...!
Certo, che stupida che sono! Li chiudono dopo una certa ora... come abbiamo potuto fare un errore del genere...?

"Vieni." Jace sembra sicuro di sé e di dove andare. Probabilmente era già preparato a questo inconveniente e avrà in mente qualche altro modo per entrare, conoscendolo.
"È chiuso... D-dove andiamo...?" Rabbrividisco alla vista di tutte quelle lapidi nel buio pesto della sera.
"Non vengo mai di giorno. Non mi piace vedere le persone che stanno male. Preferisco stare da solo." Lo guardo camminare verso il retro del cimitero, con i suoi occhi celesti dritti davanti a sé.
"E... perché mi hai permesso di venire con te?"
"Non lo so. Stasera avevo voglia di compagnia."

Non dico nulla. Non voglio insistere con le domande, non in una serata come questa.

Ad un tratto ci fermiamo davanti ad un cancello molto più piccolo di quello d'ingresso.
"Te la senti di scavalcare?"
"S-sí..." No, in realtà no. Ma stasera posso concedergli il piacere. Solo per stasera, però!
"Ti aiuto. Metti il piede destro qui." Mi indica, aiutandomi a salire.
Appena mi tiro su, appoggio il piede sinistro dall'altra parte del cancello.
"Brava, ora sposta di nuovo questo piede e stai attenta a scendere."
"O-ok..." Lo ammetto, sto tremando leggermente.
"Hai paura, capitano?" Sorride leggermente, prendendomi per mano.
"Mi fido di più delle mie compagne che di una ringhiera, sinceramente." Dico, stringendo la presa.
"Dai, ormai sei giù." Per tutto il tempo ha continuato a tenermi per i piedi o per le mani, per evitare che cadessi.
Ormai mi trovo dentro, mentre lui è ancora fuori. Subito dopo, con un movimento agile e veloce, scavalca la ringhiera del cancello per poi lanciarsi giù con sicurezza.
"Possiamo andare." Sorride, scompigliandomi leggermente i capelli.
"Solo quando sono con te mi ritrovo a fare queste... cose." Urlo sottovoce, per non fare casino in un posto del genere.
"Ma solo quando sei con me ti diverti."
"Se questo lo chiami divertimento!"

Continuiamo a camminare, finché ci troviamo davanti a una lapide.

Isabelle Hogan
25 Marzo 1971 - 16 Febbraio 2014
e
Oliver Hogan
7 Ottobre 1970 - 16 Febbraio 2014

Il destino vi ha tolto troppo presto all'affetto della famiglia ma non vi toglierà mai dalla nostra memoria e dal nostro cuore.

Il Peggior Nemico di Mio FratelloWhere stories live. Discover now