Capitolo 86

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Appena usciamo dall'infermeria, Heric si prende la briga di chiamare nostra madre per farmi venire a prendere.

"Ci vediamo a casa, riposati e non farmi preoccupare più."
"Sì." Sorrido. Credo di non aver mai fatto così tanta fatica a muovere qualche muscolo del viso come in questo periodo.
"Ti veniamo a trovare anche tutte le sere!" Sam e Katie si mettono a ridere, per sdrammatizzare. L'ho capito benissimo che vogliono tirarmi su il morale, e mi fa tanto piacere... ma non è che riescano un granché.

Quando la mamma viene informata della notizia, come promesso, si precipita a scuola alla velocità della luce.

"Amore, che cos'hai?!" La vedo scendere velocemente dalla macchina, senza neanche aver chiuso la portiera.
"Calmati mamma, prima che inciampi. Con quei tacchi poi!"
"Oh, stavo andando a fare la spesa e non ho fatto in tempo a cambiarli."
Io la guardo perplessa.
"Con i tacchi?" Rido lievemente. In qualche modo, credo che mia madre sia l'unica a strapparmi dei sorrisi. Dev'essere per i suoi modi di fare: non si sforza a rallegrarmi, lo fa senza neanche rendersene conto. Penso sia questo ciò che più amo di lei.
"É stata una scommessa con tuo padre. Mah, lascia perdere. Piuttosto, andiamo a casa. E tu, Heric, bambino mio, vai a studiare. Che ti voglio vedere aprire una grande impresa mondiale, fra un po' di anni!" La mamma gesticola con fare teatrale, provocando una grande risata sia a mio fratello che alle mie amiche.
"Certo, mamma. Dopotutto sono figlio di una donna che parcheggia... così." Heric soffoca una risata, indicando la macchina. In effetti non mi ero accorta, ma è completamente fuori dalle linee del parcheggio, ancora accesa e sicuramente senza freno a mano.
"Prendi poco in giro, tu! Voglio vederti quando avrai una figlia e sarai preoccupato per lei!" Esclama, aiutandomi a salire in macchina, che con le stampelle non è per niente facile.
"Beh, penso che parcheggerei comunque meglio."

Finita la scenetta comica sia Heric che le mie amiche ci salutano e rimango da sola con la mamma. Lei continua a guardare la strada, ma con la mano destra mi accarezza il viso.
"Che succede Allie? Non ci credo neanche morta che questo crollo sia causato dalla stanchezza. Sei sempre stata fin troppo energica!" Sorride.
Sento che è preoccupata, ma non vuole farlo notare troppo perché sa che mi sentirei in colpa per lei.
"Non ti fidi di un'infermiera?" Ironizzo.
"Tesoro, ricorda che le dottoresse migliori al mondo sono le mamme!"
"Ah sí?"
"Certo! Comunque, a parte gli scherzi: sono una mamma. Riusciamo sempre a diagnosticare qualcosa che certi medici non potrebbero mai." La sua voce diventa seria, ma rimane comunque dolce.
"Cioè?" Penso di aver capito cosa intende, ma la domanda mi sorge spontanea.
"Il dolore. Appena i nostri figli stanno male, siamo le prime ad accorgercene."
"Immaginavo..."

Finalmente arriviamo a casa.

"Adesso vai a riposare, ma ricordati che se hai bisogno di aiuto, devi venire sempre da me."
"Sì, grazie mamma."

So che ha ragione. Dovrei parlargliene. Vorrei.
Ma non ci riesco.
Prima lo dimentico, meglio è.


-

"Sono tornato!" Sento la voce di Heric provenire dal piano di sotto.
Sono le 19.50. Credo sia rimasto per gli allenamenti pomeridiani della squadra.
Poco dopo lo sento salire le scale e bussa alla porta di camera mia.
"Avanti." Esclamo, sdraiata sul mio letto.
"Ciao. Come stai?" Domanda cauto, sedendosi di fianco a me.
"Mh... bene, dai."

Cazzata. Mi sento uno schifo.

"Menomale. Che hai fatto tutto il pomeriggio?"
"Oh, niente di che. Mi sono riposata, ho guardato una serie tv, mangiato qualcosa... queste cose qua."

Altra cazzata. Non ho fatto altro che stare a letto.

"Brava." Mi sorride e mi accarezza dolcemente la testa.
"Tu? Ti sei allenato?" Domando, indicando il borsone con un cenno del capo. Lui sposta un attimo lo sguardo su di esso, per poi rimetterlo su di me.
"Sì."
"Com'è andata?" Alla mia domanda lo vedo titubante e io capisco perfettamente a cosa sta pensando.
"Heric, tranquillo. Non mi importa di Jace. Te lo chiedo per sapere di te" Mento, ma in modo abbastanza convincente. D'altro canto, è vero che mi interessa anche di mio fratello.
"Beh, menomale. Anche perché quello stronzo se n'è andato via prima lasciandoci con un giocatore in meno."
"Ah..."

Non domando più nulla, per non destare sospetti. Ma, ammetto, che sarà difficile levarselo dalla testa.

"Scusami, forse sarebbe stato meglio se non avessi detto nulla." Sul suo volto noto preoccupazione. Probabilmente deve aver capito che mi fa male sentir parlare di lui.
"Tranquillo." Tento di sembrare più che allegra.
Lui rimane un attimo in silenzio.
"Mi hai fatto preoccupare parecchio oggi." Dice, guardandomi fisso negli occhi.
"Mi dispiace..."
"Se davvero ti dispiace promettimi che non accadrà mai più."
"Te lo prometto."

Il suo volto si addolcisce ed entrambi ci scambiamo un sorriso.
Ci proverò... anzi, devo farcela.
In fondo, le promesse, vanno mantenute.
Sempre.

Il Peggior Nemico di Mio FratelloWhere stories live. Discover now