Capitolo 66

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Questo ragazzo mi sta facendo diventare pazza.
Più mi bacia e più lo voglio...
Starei qua le ore... non mi importa del freddo o dell'orario. Quando sto con Jace sembra sparire tutto il resto.

Aspetta... forse non tutto... o almeno non il gruppo di bambini di fianco a noi che ci sta fissando a bocca aperta.
"Oddio!" Urlo, spingendo Jace che cade sulla pista ghiacciata.
"Aah..." Si lamenta, appoggiando la mano, presumo, sul sedere.
"Cavolo... scusami..."
I bambini continuano a guardarci e a ridere, finché le rispettive madri li chiamano e corrono via come delle furie.
"Si può sapere che cavolo ti è preso?!" Chiede Jace, mentre si rialza indolenzito.
"Ehm... ho- ho visto quei bambini e..." Sinceramente non so nemmeno io come spiegare la mia reazione.
"E da quando durante un bacio si aprono gli occhi?" Chiede, avvicinandosi a me.
"T-ti ho chiesto scusa..." Abbasso leggermente lo sguardo.
"Sto scherzando scema, vieni qua." Mi prende leggermente dal braccio, per stringermi in un caldo e dolce abbraccio, appoggiando il suo mento sulla mia testa.
Rimaniamo per un po' così finché stavolta sono io ad appoggiare il mio mento, ma sul suo petto.
"Comunque visto? Impari velocemente."
"Cioè?" Abbassa la testa per guardarmi negli occhi.
"In un attimo hai imparato a stare in equilibrio."
"Diciamo che dopo tutte le figure di merda e la caduta di culo è il minimo!" Mi sorride.
Io ricambio il sorriso e ad un tratto sento il mio telefono vibrare.
Guardo lo schermo: è Heric.
"Pronto?"
<Dove sei?>
"Ehm... in giro, torno tra poco."
Jace nel frattempo mi guarda, in silenzio.
<Va bene, sorellina. Ci vediamo dopo.>
"Sì, ciao." Lo saluto affettuosamente, per poi mettere giù.
"Tutto a posto?" Mi chiede Jace.
"Sì, era mio fratello. Credo che sia ora di tornare..."
"Va bene, piccola. Ma prima devo riuscire a togliere ste cose." Dice, indicando i pattini.

Cavolo, ogni volta che mi chiama piccola sento il cuore battermi all'impazzata.

Appena rimettiamo le nostre scarpe Jace mi prende di nuovo per mano.
"Oh, finalmente posso tornare a stare in piedi in modo decente!"
"Beh, ammettilo che oggi, grazie a me, hai imparato un sacco di cose nuove."
"Ammetto che oggi, grazie a te, mi sono reso ridicolo più e più volte." Sorride, in modo sarcastico.
Io scoppio a ridere, non appena mi ricordo tutto ciò che abbiamo fatto oggi. Tra il sushi, le bacchette, il wasabi e i pattini.
"Non ti conviene ridere tanto, prima o poi ti prenderò in giro anch'io su qualcosa, vedrai." Ride, strizzandomi una guancia.
"Ahia!"
"Come sei delicata, signorina."
"Neanche tu sembravi delicato quando sei caduto, prima." Ribatto.
"Piccola peste." Mi guarda in cagnesco, per poi scoppiare a ridere e arruffarmi i capelli.

Mentre ci dirigiamo alla macchina continuiamo a tenerci per mano e a prenderci in giro a vicenda.
"Prego." Dice, mentre mi apre la portiera con gesto teatrale.
"Scemo." Salgo sulla macchina per poi vederlo fare il giro e entrare dall'altra parte.
"Il lato positivo è che non mi sono rotto niente, quindi posso guidare." Dice, mettendola in moto.
"Avresti comunque dovuto farlo tu, io non sono capace."
Alla mia affermazione gira di scatto la testa verso di me, guardandomi sbalordito.
"Che c'è?"
"Non sei capace?!"
"No."
Lui rimane in silenzio, a fissarmi.
"É così tragica la cosa?" Ironizzo.
"Scendi." Dice, aprendo la portiera e saltando giù.
"Cosa vuoi fare?" Gli domando appena vedo che sta tornando dalla mia parte.
"Oggi mi hai insegnato così tante cose, che mi è venuta voglia di ricambiarti il favore."
"C-cosa?! Proprio ora?!"
"Sì, proprio ora." Sorride, prendendomi delicatamente da un braccio per farmi alzare.
"Jace, se vuoi farti spaccare la macchina va benissimo! Ma non credo che ti piacerebbe..."
"Se mi spacchi la macchina in questo parcheggio quasi vuoto ti darò il premio Nobel per la peggior guida al mondo." Ride, sedendosi comodamente nel posto che, fino a pochi secondi fa, era il mio.
Per un attimo mi guardo attorno e noto che, effettivamente, ci sono poche macchine. Che strano... beh, magari la gente ha già iniziato ad andare via dal momento che non è ancora arrivato il weekend. Il solo pensiero di tornare a scuola mi dá noia.
"O...okay..."
Mi metto al volante un po' nervosa, ma allo stesso tempo elettrizzata. Nessuno mi aveva mai fatto guidare prima d'ora.
"D-devo accenderla?"
"È già accesa, stupida."
"Ah già..."
"Metti la cintura."
"Ok." Mi giro per afferrarla e la allaccio subito.
"Devi riuscire a toccare i pedali, quindi tocca la leva sotto il sedile per portarlo avanti."
Allungo la mano finché non tocco qualcosa in metallo.
"Ci arrivi ora?"
"Sì."
"Menomale... no perché tra un po' vai direttamente sotto il volante." Sento che soffoca una risata.
"Ah ah... simpatico. Scusa se non sono alta come te!"
"Tranquilla, ti preferisco così. Sei la mia piccola." Alla sua frase sento il viso in fiamme.
"O-okay, cosa devo fare ora?"
"Il pedale a sinistra è la frizione, quello in centro è il freno, mentre quello a destra è l'acceleratore." Inizia a spiegami.
"Cosa devo schiacciare?"
"Schiaccia la frizione fino in fondo."
"Quel era?"
"Quello a sinistra, stupida."
"Ei, neanche tu ti ricordavi degli hosomaki!" Gli ricordo.
"Sì, ma se ti dimentichi i pedali di una macchina rischiamo di ammazzarci, col sushi non muore nessuno." Ride. Beh, in effetti non ha tutti i torti.
"L'ho schiacciato."
"Ok, ora metti la prima."
"Così?" Chiedo insicura, spostando il cambio. "Bravissima, anche tu sei capace ad imparare qualcosa in fretta, allora."
"Smettila di prendermi in giro!" Sbotto, girandomi verso di lui per saltargli addosso, ma appena mi sposto la macchina inizia a muoversi bruscamente per poi spegnersi all'improvviso.
"Oddio...! Cos'ho fatto...?"
"Hai lasciato la frizione con la marcia messa."
"E quindi...?!"
Ti prego non dirmi che ho combinato qualcosa di grave...
"E quindi niente, si è spenta."
"Ma si riaccende vero?"
"Certo che si riaccende, scema." Dice, con una leggera risata. Subito dopo si sporge verso le chiavi della macchina per rigirarle, ma nello stesso istante sento un cellulare vibrare.
Lui lo tira fuori dalla tasca e si ferma a leggere un messaggio.
"Credo che dovremo rimandare le nostre lezioni di guida alla prossima volta." Dice, rimettendolo via e scendendo dalla macchina.
"É successo qualcosa?" Gli chiedo, vedendo la sua espressione del viso cambiata completamente.
"No niente, tranquilla."

Per tutto il resto del viaggio rimane in silenzio. Sembra quasi che quel messaggio gli abbia cambiato l'umore.

Appena arriviamo si ferma, come sempre, all'inizio della mia via.
"Ehm... scusami..." Sussurra, prima che io lo saluti.
"Di cosa?"
"Se mi sono un po' spento."
"Tranquillo, basta che sia tutto a posto."
"Sì, piccola. Ora vai che è tardi." Sorride, accarezzandomi la guancia e dandomi un dolce bacio, prima sulle labbra, poi sulla fronte.
"Buonanotte."
"Anche a te, mandami un messaggio appena sei a casa." Dico, prima di scendere.
"Va bene, mamma." Ride lui.

Appena mi trovo sulla soglia di casa mi giro di nuovo verso la sua macchina, ancora ferma in fondo alla via.
Lo saluto con la mano e lui fa lo stesso, per poi rimetterla in moto.

Quanto darei per stare ancora con lui... ogni giorno, ogni secondo...

Il Peggior Nemico di Mio FratelloWhere stories live. Discover now