Capitolo 103

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Tenere la mano di Jace per tutta la durata del film è stato magnifico.
Il problema? Credo di avergliela stritolata talmente tante volte da averla quasi slogata.
Quel deficiente non mi aveva detto che si trattava di un film horror!

"Ma di solito a voi ragazze piacciono!" Si giustifica.
"Non siamo tutte uguali, Jace!" Piagnucolo, continuando ad immaginare la brutta faccia di quella vecchiaccia che compariva nei momenti peggiori.
"Her, si può sapere perché non me l'hai detto?"
"Adesso non dare la colpa a lui, sei tu che dovresti conoscere i gusti della tua ragazza!" Interviene Emma, che sembra divertita nel vedere il fratello quasi dispiaciuto.
"Ehm, sinceramente lo sapevo. Ma l'idea di vedere mia sorella tremare di paura non mi dispiaceva." Heric soffoca una piccola risata, iniziando ad indietreggiare non appena si accorge che sto andando verso di lui.
"Brutto... l'hai fatto apposta!" Alzo le mani, come per iniziare a picchiarlo, e lui porta le sue sul viso, per difendersi in caso di una mia sberla.
"Dai, è stato divertente però!" Continua a ridere, facendomi imbestialire ancora di più.

Ad un tratto mi sento tirare dal braccio e quando mi giro mi trovo faccia a faccia con Jace.
"Piccola, scusami. Non sapevo non ti piacessero. Tenta di capirmi, ho una sorella malata che li adora!" Dice, tenendomi abbracciata.
"Ha parlato il cretino che va a fare a cazzotti con i drogati." Dalla spalla di Jace vedo Emma, con le braccia conserte e un sopracciglio alzato.
Quando mi indica un piccolo bar, mi accorgo della presenza di uno specchio, e appena guardo il riflesso noto che Jace e mio fratello si stanno facendo dei gesti, come per dire adesso la facciamo stare zitta.

Oh, menomale che c'è Emma!

Mi stacco immediatamente dall'abbraccio con una piccola spinta.
"Guardate che vi ho visti! Avrete anche fatto pace, ma non vi sembra che vi stiate coalizzando un po' troppo?!"
Loro si guardano un secondo, per poi riguardare me.
"Eddai sorellina! Ti stiamo solo prendendo un po' in giro!" Mio fratello si avvicina a me, avvolgendo un braccio intorno al mio collo. Si appoggia con un bel po' del suo peso, che faccio fatica a reggere, per via dei suoi muscoli e della sua altezza.

Jace sta per dire qualcosa, ma improvvisamente il suo cellulare squilla.
La chiamata dura circa un minuto, forse anche poco meno, e appena mette giù si rivolge a noi.
"Dobbiamo tornare a casa."
Noi lo guardiamo in silenzio, come per domandargli se fosse successo qualcosa, e appena se ne rende conto gli esce una piccola risata.
"Dobbiamo tornare solo perché la piccola Emma domani ha scuola." La prende in giro.
"Anche voi avete scuola." Risponde secca lei.
"Sì ma noi non abbiamo quattordici anni!"
"Ah beh, ne avete sedici!"
"Loro ne hanno sedici."

Vedere Jace ed Emma bisticciare mi fa scappare un piccolo sorriso.

"Torniamo a casa tutti. D'altronde anche nostra madre ci avrebbe chiamato tra poco." Dice Heric, per calmare i bisticci tra i due fratelli.
Tutti e quattro ci dirigiamo verso la macchina: Jace al volante, Heric sul sedile davanti, mentre io ed Emma dietro.
Inutile dire che per quasi tutto il tragitto i due fratello Hogan non abbiamo fatto altro che punzecchiarsi a vicenda.
"Emma, porto prima te a casa, poi loro."
"Ma sei normale? Che senso ha fare un giro in più?" Alla sua frase e alla sua intonazione scoppio completamente a ridere.
Scusatemi, so che Jace è il mio ragazzo, ma sentire la sorellina rispondergli così mi fa morire dalle risate.
"Cazzi miei, mocciosa. Tu pensa ad andare a dormire." Risponde lui, guardandola dallo specchietto.
"Bah." Lei tira su gli occhi, per poi tornare a rilassarsi e a guardare fuori dal finestrino.

Appena arriviamo davanti al loro palazzo Emma si sporge verso di me, per salutarmi con un bacio sulla guancia.
"Ciao, Allie." Mi sorride.
"Ciao, Emma." Contraccambio.
"Ciao." Saluta nuovamente, rivolgendosi ai nostri cari fratellini.
Mio fratello si gira leggermente e la saluta con un sorriso, mentre Jace rimane fermo, concentrato sul cellulare, salutandola velocemente.
Nonostante il loro rapporto pieno di litigi, Jace inizia a seguire con lo sguardo la sorella, non appena questa scende dalla macchina. Non le toglie gli occhi di dosso neanche per un secondo, finché non si assicura che sia entrata in casa.
A questo punto, riprende a guidare fino a casa nostra.
"Certo che il vostro rapporto non è cambiato di una virgola." Ride Heric.
"No, direi di no. Anche se purtroppo lei è cambiata parecchio. " Inizialmente Jace ricambia la risata di mio fratello, ma non appena parla di questo cambiamento della sorella, sembra come rattristarsi.
"Cosa intendi?" Heric si fa serio, e io mi sporgo in avanti, preoccupata.
"Mh... dopo la morte dei nostri genitori è diversa... si è chiusa in sé stessa. Prima non parlava più con nessuno, a scuola si cacciava in un sacco di guai e non aveva amiche. Io e mia sorella abbiamo fatto di tutto per farla stare meglio, e adesso sembra che le cose siano migliorate."

Jace tiene lo sguardo fisso sulla strada, ma nei suoi occhi intravedo un velo di tristezza. Il dolore che hanno provato quei tre fratelli dev'essere stato immenso.
Non conosco bene Emma, ma la sua storia mi ha fatto provare una stretta al cuore.

"Mi dispiace... me la ricordo da bambina: era sempre allegra. Purtroppo non ricordo di averla più vista dopo ciò che e successo..." Dice Heric. Dal suo tono di voce si nota tantissimo il suo dispiacere.
"Lo so, si chiudeva in camera sua e non usciva, se non per andare a scuola. Per un bel periodo non ha nemmeno mangiato."

Un silenzio tombale cala, e quando Jace se ne accorge tenta di risollevare la situazione.
"Raga, tranquilli! Mia sorella sta molto meglio. Stiamo tutti e tre bene, per fortuna, ed è questo quello che conta. Allie, ho notato che tu sembri starle simpatica." Jace mi guarda dal finestrino, rivolgendomi un sorriso.

Che egoista che sono... sono io quella che dovrebbe tranquillizzarlo, mentre invece lo sta facendo lui.

"Anche a me sta simpatica. Falla uscire più spesso con noi!" Ricambio il sorriso.
"Vedremo." Trattiene una piccola risata.

Appena arriviamo davanti a casa, Jace spegne la macchina e tutti e tre scendiamo.
Mio fratello va subito a salutarlo con una stretta di mano, e a ringraziarlo della serata e del passaggio.
"Non fare troppo tardi." Sì rivolge a me, accarezzandomi i capelli, per poi sparire in casa.
Pochi secondi dopo realizzo che siamo soli.
"Ehm, beh... grazie."
"Di cosa?" Chiede lui, appoggiandosi alla macchina e accendendo una sigaretta.
"Di tutto, della serata..."
"Anche del film?"
"No, per quello ti odio."
Jace trattiene una piccola risata, abbassando lo sguardo. Quando lo guardo noto qualcosa di strano, come se sotto quel sorriso ci sia qualcos'altro.
"Tutto bene?" Domando cauta. Non voglio sembrare troppo invasiva.
"Eh? Ehm, si. Tranquilla, non ti preoccupare." Torna a sorridermi, allungandosi verso di me per poter prendere la mia mano.
Con il braccio sinistro mi avvolge in un dolce abbraccio, mentre con la destra continua a tenere la sigaretta. Affonda il viso tra i miei capelli, facendo un grosso sospiro.
"Non posso stare tranquilla, sei diventato strano da un momento all'altro." Dico preoccupata.
"Boh, sono tante cose. Per stasera preferisco non parlarne, mi basta avere te."
Alla sua frase mi allontano leggermente, per guardarlo dritto negli occhi, e nello stesso istante lui butta fuori del fumo che mi arriva dritto in faccia.
"Oh, scusami." Lancia subito via la sigaretta, che era neanche a metà, appena mi vede tossire.
"Tranquillo." Dico sinceramente, accarezzandogli il viso con entrambe le mani. I suoi occhi azzurri sono fissi sui miei, poco più in alto di me. Il fatto che sia appoggiato leggermente sulla macchina mi dá la possibilità di sentirmi un po' più alla sua altezza, anche se rimane almeno una spanna più in alto di me.
"Cos'hai, Jace? Lo sai che con me puoi parlare." Domando premurosa. Nel suo sguardo vedo un velo di tristezza e malinconia.
"Sono un po' di cose tutte messe assieme. Mi sono tornati in mente i miei, per non parlare di mia sorella... in più ci si è messa pure la scuola." Lo sento stringermi i fianchi, come se fosse un cucciolo in cerca di protezione.

La scuola... ricordo tutto ciò che mi ha raccontato Emma, poco fa. Per fortuna, sembra si sia deciso a parlarmene.

"Cosa centra la scuola?" Faccio la finta tonta.
"La mia condotta ormai è a puttane, e rischio grosso..." Una piccola smorfia gli compare sul volto.
"Jace... hai fatto troppe assenze in effetti..."
"Lo so."
"Stai tranquillo, sono sicura che se non ne farai più e la smetterai di fare certe cavolate che facevi gli anni scorsi, andrà tutto bene." Gli sorrido, accarezzandogli dolcemente i capelli.
"Menomale che ci sei tu." Ricambia lui, prendendo la mia mano per iniziare a baciarla.
"Non ci sono solo io."
"Cosa intendi?"
Io alzo lo sguardo al cielo, e lui fa lo stesso.
"Lassù." Dico, per poi ritornare a guardarci.
"Lassù ci sono i tuoi genitori. Non ti lasceranno mai solo." Lui rimane in silenzio, quasi come paralizzato, ma ad un tratto mi sento stringere ancora più forte.
Le nostre labbra si uniscono in un bacio intenso, che mi fa quasi sciogliere in una serata fredda.
"Ti amo..." Mi sussurra, iniziando a baciarmi sul collo.
"Anch'io." Rispondo, stringendolo ancora più forte.

Il Peggior Nemico di Mio FratelloWhere stories live. Discover now