Capitolo 110

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La leggera luce del sole filtra nella stanza. Fatico ad aprire gli occhi, accecati da quel bagliore improvviso.
Che palle... è già mattina.
Mi sono pure svegliata prima della sveglia, ma si può...?!
La prima cosa che faccio è prendere il cellulare, per controllare se ci sono "buone notizie", ma...

Niente.

Non mi ha chiamata, ne scritto.
Neanche per sbaglio...
Non pensavo che avrebbe mai potuto preferire un incontro a me...
Speravo che almeno in questo modo potesse cambiare idea, che potesse ragionare!
Ma Emma ha ragione: è proprio una testa dura.
Il problema è che ora mi viene da pensare... ci tiene veramente a me...?
Da una parte ci penso e mi dico "Ma certo, Alison!" Ma dall'altra... perché ha permesso tutto questo...?
Perché non ha capito che stavo solo pensando al suo bene...? Chi è che vorrebbe vedere il proprio ragazzo fare a botte con dei cocainomani...?!

"Che situazione di merda..." Guardo il soffitto, triste e amareggiata.
Non ho proprio idea di cosa fare...
Non è servito nemmeno lasciarlo per fargli cambiare idea...
Eppure non posso permettere che vada a quell'incontro... non posso proprio!

Ad un tratto mi torna in mente il discorso di Emma e mio fratello: "se continui ad ignorarlo, prima o poi cede lui."
Seh... e se poi non succede...?
E se poi questo ci va veramente...?!
Non solo starei male a sapere che andrebbe in quel postaccio... ma anche a sapere che non sono così importante da fargli rinunciare a questa pazzia...
Mi sento soffocare dai pensieri e dalle paure, senza nemmeno sapere che cosa fare...
Oh, Jace... sei proprio un idiota! Te lo dice perfino la tua sorellina...!

Mi butto giù dal letto, prendo la trousse, il cellulare e i vestiti, per poi correre in bagno.
Faccio una doccia veloce e asciugo i capelli lasciandoli sciolti e mossi lungo la schiena.
Infilo i jeans, una canotta nera abbastanza attillata e le mie air max 97 bianche.
Dopodiché metto un po' di correttore, blush, mascara e burro cacao.
Torno in camera per appoggiare il resto dei trucchi, prendo la cartella con già dentro i quaderni e scendo le scale.

"Buongiorno amore!" Mia mamma mi saluta dal salotto con un sorriso immenso e un piumino per pulire.
"Ciao, mamma." Ricambio il sorriso, anche se a fatica. Preferisco che non si accorga di niente. Sarebbe un grande dispiacere per lei se sapesse che ho litigato con Jace.
"In cucina ho lasciato una brioche sia per te che per tuo fratello, non dimenticartele!"
"Davvero? Vado a prenderle prima che se le mangi lui-"
"Cosa dovrei mangiarmi?" Heric, con dei jeans chiari e una maglietta nera, scende dalle scale con talmente tanta foga che gli vado a sbattere contro.
"Oh, scusa sorellina." Mi dá una leggera pacca sulla testa, per poi correre a prendere le brioche.
"Ei! Lasciamene una!" Lo raggiungo correndogli dietro, ma appena tento di prenderle lui le tira su in alto.
Faccio per aggrapparmi a lui, ma non ci arrivo.
"Eddai, Heric!" Piagnucolo.
"Non ricordavo fossi così bassa!" Scoppia a ridere, continuando ad allontarmi per non farmi prendere le brioche.
"Heric, vedi di lasciarle anche a tua sorella!" Lo rimprovera la mamma, che sta guardando la scena dal salotto, continuando a pulire.
Ad un tratto Heric mi guarda più serio.
"Te la lascio, ma ad una condizione."
Io mi stacco da lui, guardandolo confuso.
"Cioè?" Rido confusa.
"Non voglio vederti stare male oggi, a scuola."

Io lo guardo in silenzio, senza sapere cosa dire.
Non so quanto possa dargli la mia parola...
Mi toccherà vedere Jace e ignorarlo... non sarà facile. Prevedo già una brutta giornata.

"Non ti posso assicurare nul-"
"Niente brioche." Heric mi oltrepassa, uscendo dalla cucina per andare a mettersi la giacca in jeans.
"No, eddai aspetta!" Gli corro ancora dietro, iniziando a strattonargli leggermente il braccio nella speranza di prendere il sacchetto.
"Eh, no. Mi dispiace."
"Uff, e va bene!" Mi arrendo.
Lui mi guarda con un sorrisino fiero.
"Ti prometto che non piangerò e-"
"Tanto non credo che avrai molto modo di piangere." Dice, passandomi finalmente la brioche.
"C-cioè?"
"Lo scoprirai da sola. Andiamo o facciamo tardi." Sorride ancora, sistemandosi il ciuffo biondo prima di salutare mia madre e uscire di casa.

"Posso sapere cosa intendevi prima?" Mi alzo in punta di piedi, per farmi sentire meglio. Purtroppo ogni mattina nel bus c'è un casino pazzesco. Sono soprattutto i più piccoli a urlare e starnazzare come galli.
"Prima quando?"
"Giusto un attimo prima che uscissimo di casa." Dico leggermente innervosita dal suo mistero.
"Mhh... come sei pesante! Non ti dico niente."
"Uff..." Lo guardo in cagnesco, per poi allontanarmi dai lui. Stringo la presa al palo, e aspetto nella speranza che si decida a parlare.
Ma niente... continua a guardare il cellulare e a inviare dei messaggi.

Pochi minuti dopo arriviamo davanti a scuola e scendiamo dal bus.
Mi guardo intorno, pervasa dalla paura di trovare Jace.

"Allie!" Riconosco le voci di Sam e Katie.
"Ciao, ragazze!" Le saluto con un bacio sulla guancia, e mio fratello si abbassa leggermente per fare lo stesso.
"Sono andati bene gli allenamenti di ieri?" Domandano ad Heric, e a me torna in mente tutto il casino con Debora e Rossana. Ma soprattutto... con Jace...
"Sì grazie, i vostri?" Noto che Heric risponde, ma sembra distratto. Continua a guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcuno.
Ad un tratto mi chiama dandomi una piccola pacca sulla spalla.
"Che c'è?" Domando, per poi guardare verso la sua stessa direzione.

In lontananza vedo Emma, con i suoi soliti bei capelli lunghi, dei jeans neri, un maglioncino rosso, e uno zaino scuro.
"Sorpresa!" Appare davanti a me con un sorriso a trentadue denti. Faccio caso solo adesso che tiene in mano un capello nero con la visiera e una bandana dello stesso colore.
"Emma! Che ci fai qua anche oggi?" Ricambio il sorriso, abbracciandola forte.
"Sono venuta per farti compagnia!" Mi fa l'occhiolino.
Sposto lo sguardo su mio fratello, e solo ora mi rendo conto di cosa intendesse stamattina.
"Beh, io vi lascio. Ho una testa dura che mi ha appena chiamato." Fa una smorfia con il viso, e capisco che sta parlando di Jace. Dopo averci salutato se ne va, con le mani in tasca.
Le mie amiche mi guardano, e faccio caso solo ora che loro non conoscono Emma.

"Emma, queste sono le mie amiche Samantha e Katie." Mi sposto leggermente, per lasciarle presentare con una stretta di mano.
"Piacere." Si sorridono a vicenda.
"Sam, Kat, lei è Emma, la... la sorella di Jace." Fingo un sorriso, nella speranza di non far notare nulla.
"Piac- cosa!? Sua sorella?!"
"Cavolo... ma siete tutti così belli in famiglia?" Esclama Katie.
"Oh, ehm... grazie." Arrossisce Emma.
"Come mai sei qua?" Le chiedo, con aria gentile.
"Ecco... ti dovrei parlare..."
Io torno seria e sento un brivido lungo la schiena.

Oh no... perché sento come se ci fossero brutte notizie...?

"Ragazze, scusate... ci possiamo vedere più tardi?" Chiedo dispiaciuta alle mie amiche.
"Figurati! Ci vediamo dopo!"
"Ciao! È stato un piacere!" Sorridono educatamente ad Emma, per poi entrare a scuola.
Mi giro nuovamente verso Emma, preoccupata da morire.
"No, tranquilla. Leva pure quell'espressione preoccupata, perché oggi ti farai due risate!" Ad Emma appare un ghigno sul volto.
"C-cosa intendi?"
Lei si porta lo zaino davanti, apre la cerniera e mi fa guardare dentro: al suo interno ci sono due pacchi di farina e un po' di uova.
"Non capisco... vuoi fare una torta?" Scoppio a ridere.
"Vorrai dire una torta alla Debora e Rossana...?" Mi lancia uno sguardo d'intesa.
Io rimango un po' in silenzio, e ci metto un attimo a realizzare.
"Oh, no... no... no. Non se ne parla!" Scoppio a ridere, anche se una parte di me sta per cedere all'idea.
"Eddai, Allie! Per una volta facciamogliela pagare a quelle! Non verrà a sapere niente nessuno! Né Jace, ne Heric! E nessun altro a scuola!"

Io ci penso un attimo...

Non so se è una buona idea ma...

"Eh va bene!"

Forse per una volta mi dovrei vendicare anch'io.

Il Peggior Nemico di Mio FratelloWhere stories live. Discover now